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Champagne e pompelmo, un gelato da re
Corrado Benzio

Il migliore è di Dondoli a San Gimignano ma sono tanti i maestri toscani del cono SAN GIMIGNANO. Sergio Dondoli potrebbe fregarsene della qualità. La sua gelateria si trova in piazza della Cisterna a San Gimignano. Ovvero a metà di 500 metri di strada che ogni anno sono calpestati da 3 milioni e mezzo di turisti. Una cifra enorme per la Manhattan del Medioevo, tanto da avere costretto l'ineffabile Unesco a lanciare un allarme contro la distruzione di un simbolo dell'Italia.
I turisti di mezzo mondo portano via a pezzettini le mura medievali, figuriamoci se rinunciano ad un cono gelato.
Eppure Dondoli non vive sulla rendita di posizione ed è giudicato - a partire dalla guida del Gambero Rosso - come uno dei migliori gelatai d'Italia. Suo il gelato più buono dell'estate 2006: il champelmo. Ovvero champagne e pompelmo, un perfetto equilibrio di sapori, un autentico dissetante. Suoi anche i gusti allo zafferano dop di San Gimignano ed il sorbetto alla Vernaccia. Gelati veri, di quelli che una volta gustati, lasciano in bocca solo il sapore di fresco. E non sempre, anche quando si parla di gelati artigianali, è così.
«Troppo spesso i gelati si fanno con basi industriali - spiega lo stesso Dondoli, una durissima gavetta nelle cremerie tedesche, prima di tornare in Italia - che sono anche prodotti di qualità, ma che standardizzano il gusto».
E non solo. «Alcuni gelatai - spiega Galliano Vannozzi della famosa gelateria viareggina - abusano dei grassi idrogenati, così il prodotto diventa pesante, perchè sono grassi non facili da assorbire da parte dell'organismo».
Galliano, sul lungomare di Viareggio, è un altro maestro gelataio che potrebbe prescindere dalla qualità, visto l'afflusso di gente che invade la capitale del carnevale. Invece questa è la cremeria che con papà Enzo lanciò per prima la moda dei gusti particolari e già trent'anni fa si dilettò con il gelato alla rosa. Lo famo strano, nel senso dei gusti "esotici", non sembra però avere colpito più di tanto i grandi gelatai toscani.
Che anzi rilanciano la tradizione. Badiani a Firenze, zona stadio, è famoso per il Buontalenti, una ricchissima crema dedicata all'architetto mediceo considerato l'inventore del mantecato. Un gusto che è stato anche brevettato, perchè l'originalità è un lusso da proteggere anche in cucina.
Il ritorno o la rivisitazione del passato è palese da Ghignoni, gelataio di San Sepolcro, che propone lo zabaione al vino santo e cantucci. Il mitico Vivoli di Firenze propone il croccantino al rhum e la crema all'arancio.
Sottani a Pelago propone l'intuffato (ovvero l'affogato) ma non al caffè, bensì al vin santo di caratello. Ed in stagione si esibisce in un ottima castagna preparata con i marroni del Mugello. Se volete provare l'insolito, almeno in Toscana, ci si deve rivolgere ai grandi chef che elaborano gusti salati. All'Onice di Firenze, lo chef Andrea Accardi vi farà provare il gelato alla pappa di pomodoro da accompagnare alle variazioni sull'astice. Michele Marcucci a Pietrasanta presenta un antipasto (apres Ferrand Adrià) con gelato al parmigiano e pera. C'è poi Luca Landi, l'estroso chef del Lunasia del Green park resort di Tirrenia che intorno al gelo può costruirvi un intero pranzo.
Ma se volete restare sul classico approfittate del Festival della Mente che parte oggi a Sarzana e fate un salto da Biagi, toscano trapiantato da 50 anni in questo angolo di Liguria. Già la pera e il melone valgono il viaggio e ci riportano alla tradizione. E poi c'è una torta-gelato che merita il rilancio dopo un periodo di oblio: è la classica meringata toscana. Magari arricchita di scaglie di cioccolato.



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